Viaggiando in aereo sono sempre stato rapito dal fascino della voce del comandante, una voce sicura di se, tranquilla, e quasi sempre caratterizzata da una inflessione dialettale romana, altolocata, radical chic.
Questo personaggio ha avuto una lunga gestazione, non è nato d’impulso come il ballerino di Tip Ciap, ma è stato il frutto di 2 anni di continui miglioramenti. Inizialmente facevo solo la voce e il palco restava vuoto. Faceva ridere tuttavia in teatro il palco deve contenere un’azione, non può rimanere vuoto. Allora misi i panni dello steward e cominciai a mimare in qualche modo quello che avevo registrato ma lo facevo in maniera svogliata e approssimativa, per incarnare la bassa qualità offerta dalla compagnia aerea low cost.
Tuttavia non ero soddisfatto al 100%. Infatti, quando lo vide un autore di Zelig (Carlo Turati) mi disse di provare a fare i gesti in maniera impeccabile e anticipando le parole del capitano. Centro! Unica pecca: dovevo imparare quasi a memoria il testo per anticipare le azioni venendo meno quindi al mio principio creativo: massimo risultato con il minor sbattimento.